Passo spessa dalla signorina Nunzia, detta “la portinaia, vive in un basso da tempo immemore nel Borgo di Sant’Antonio Abate.
Un cognome storico il suo, la sua famiglia è conosciuta da tutti come i “Capuano” appunto, i suoi avi erano addetti al controllo delle porte d’accesso della città di Napoli, abitavano proprio lì in pieno Borgo Sant’Antonio Abate un tempo strada principale d’accesso alla città, che conduce ancora oggi all’ingresso di una delle porte della città di Napoli, appunto Porta Capuana.
Quel cognome è uno dei tanti marchi di fabbrica di questa città, un po’ come gli Esposito della ruota dell’Annunziata o i Napolitano e così via.
La signorina Nunzia ha superato i 90 anni, ma è arzilla, vispa e piena di ricordi. Mi racconta dei suoi due fratelli Onorato e Virtuoso ormai defunti da tempo, anche i loro nomi non sono casuali, si chiamavano così i loro due nonni, è una delle regole ferree che si tramanda nella città di Napoli, la quasi totalità di noi porta il nome di un suo avo, chi non rispetta questa regola commette un sacrilegio. Onorato e Virtuoso, appunto, non sono due nomi a caso, così come non lo erano per i loro nonni e a ritroso per i loro trisavoli.
Già perché il segno tangibile di questa città marchia a vita chiunque nasca qui o chiunque abbia trascorso un periodo anche breve della sua vita. Quel cognome Capuano proviene proprio da quell’antica famiglia che un tempo sovrintendeva l’antica porta orientata verso la città di Capua, rendendola immortale nella storia e famosa in tutto il mondo, appunto Porta Capuana con le sue due torri che simboleggiano ancora oggi, guarda caso “l’onore” e “la virtù”. Mi racconta spesso la signora Nunzia che da sempre in famiglia si tramanda quel nome Onorato, proprio come quel suo avo che sovrintendeva quella torre che raffigura l’Onore, lei che conserva ancora un antico stemma che in famiglia dicono sia appartenuto a Carlo VIII di Francia. Fu proprio re Carlo VIII che regalò quello stemma a quel giovane umile, educato e sorridente che lo accolse in città.
Mentre l’altra torre, da sempre gestita da Virtuoso, tramanda un antico copricapo che si dice sia appartenuto a Carlo di Borbone, in transito proprio su quella porta. Fu Virtuoso che notò perdere quel copricapo ad insaputa del Re, in violazione ad ogni regola si avvicinò così rapidamente per consegnarlo che le guardie furono fermate appena in tempo dal Re in persona salvandogli la vita.
Quello stesso Re che guardando il coraggio e la cortesia di quell’uomo esclamò: “Giovanotto stavate per perdere la testa”, ma Virtuoso non si intimidì e da perfetto partenopeo esclamò: “Re, l’aggio già perza per muglierma”.
Ma prima di salutare Nunzia “la portinaia” le chiedo sempre dell’origine di quel suo soprannome, già conosco la risposta, ma non posso fare a meno di chiederlo. Lei, con tono sorridente guarda in cielo e poi comincia: Perché così avviene da secoli, qualunque mestiere tu faccia, si tramanda la storia, saremo sempre i Capuano, quelli che aprivano la porta, ed io, maestra elementare in pensione, sarò sempre e orgogliosamente “la portinaia”, come i miei due fratelli, il primo notaio, il secondo ufficiale dell’arma.
Storie verosimili della città di Napoli n. 36: Porta Capuana e la storia di Nunzia la portinaia
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