Il vino di Salita Moiariello

Pochi napoletani conoscono salita Moiariello, una delle duecento scale della città di Napoli, unisce da tempo immemore Capodimonte con Via Foria. Questa storia parte proprio da qui, dal civico 30 di Salita Moiariello dove vi abita da sempre la famiglia Terzigno.

Oggi vi abita Alberto con sua moglie, lì da 78 anni dove produce un buonissimo vino, proprio lì, dove suo padre Rosario e prima ancora suo nonno Gennaro, lontano dalla confusione della città, dove ancora oggi il tempo sembra fermo, campavano del loro vino, tra i più buoni e pregiati della città di Napoli.

Fu suo nonno Gennaro, con la moglie Anna verso la metà dell’800, umili e onesti contadini nel stabilirsi lì, proprio in quel luogo magico, dove ancora oggi da un lato si respira l’aria pulita di Capodimonte e dall’altro si ammira il mare e quel tramonto dai colori unici della città di Napoli. Si racconta che Re Ferdinando II delle due Sicilie, trascorresse lunghi pomeriggi da don Gennaro, dove quel buon vino lo liberasse per un po’ dagli affari del Regno.

Fu proprio don Gennaro, ad introdurre quell’usanza che oggi porta avanti suo nipote Alberto, proprio quando nel mezzo della guerra del ’15-’18, di nascosto, rischiando la sua stessa vita, donava quel buon vino alle famiglie che avevano perso tutto.

Quella stessa usanza che porterà avanti suo figlio Rosario, durante il periodo più duro di Napoli, in piena occupazione nazista, donando di nascosto quel vino per riscaldare le notti fredde a chi aveva perso casa per sempre. Quel Rosario che lascerà presto suo figlio Alberto, quando morirà nel ‘44 durante una rappresaglia tedesca

.Oggi Alberto ha 78 anni, ma non dimentica il sacrificio di suo nonno Gennaro e di suo padre Rosario, ed è per questo che proprio in questi giorni di pandemia, così simili a quelli vissuti da suo nonno e suo padre, devolve quel buon vino a chi ha perso tutto e soffre forse più di quanto possa far soffrire una guerra.

Storie “verosimili” della città di Napoli n. 20

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