Pochi conoscono vico Solitaria uno dei tanti vicoletti che forma quel labirinto unico che tutto noi identifichiamo in pallonetto di Santa Lucia.
Un tempo luogo di pescatori, per anni è stato identificato come un luogo opaco, dove chi vi entrava avrebbe subito le peggiori angherie, ma che nasconde infine storie di altruismo.
Proprio in uno dei tanti inverni di questa città, proprio quando il Vesuvio ci stupisce con quel suo mantello bianco, conobbi passeggiando proprio in vico Solitaria una anziana coppia intenta nel ripulire nel loro basso, un vecchio fusto in ferro adoperato come braciere.
Mi stupì una strana piccola brandina adibita a lettino, che proprio quei due anziani signori ripulivano dopo una notte, tra le più fredde che si possano ricordare qui in città.
Capì subito che quel braciere era stato utilizzato anche quella notte come tutte le notti da quei due anziani signori, in quel piccolo basso in cui vi abitavano dove la luce del sole fa fatica ad entrare ad ogni ora de giorno.
Fu il masto Luigi, così lo salutavano i passanti che si recavano al lavoro di buonora, nel spiegarmi il perché di quella piccola brandina, non certo per far trascorrere le notti fredde ad un loro nipote ma bensì per il loro anziano gatto lì con loro da oltre 12 anni, cieco per le tante malattie, ma ancora dolce come un tempo.
Era davvero grazioso il basso dei coniugi Pacifico, ben curato fin nei minimi particolari, masto Luigi un tempo falegname, aveva costruito ogni mobile su misura, con una precisione tale da rendere quei pochi metri quadrati i più eleganti che avessi mai visto in tutta la città.
Ricordo una cristalliera da lui sagomata per farla entrare esattamente in un piccolo angolo dove avevano foto dei loro avi, così come quella piccola cucina dove la moglie Rosetta intenta nel preparami un buonissimo caffè, si muoveva con estrema disinvoltura.
I due erano lì da anni, a fargli compagnia vi era rimato solo quel anziano gatto fermo su un piccolo trespolo appositamente costruito da masto Luigi per fargli prendere quel poco di sole che filtrava tra le varie abitazioni.
Proprio sorseggiando quel buonissimo caffè i due mi raccontarono della loro storia, sposi da oltre 70 anni, da sempre vivevano in quel piccolo basso, acquistato nei primi anni ‘60 quando il sig. Luigi falegname di quartiere decise di prenderlo per lasciare un vecchio terrannio in fitto.
I due non hanno mai avuto figli, ed è così che masto Luigi con la sua Rosetta per anni hanno accolto vari randagi in quel loro piccolo basso, fino a quel gatto affinché facessero loro compagnia.
Poi avvicinandosi a quel braciere ancora rovente, mi indica quel gatto, già perché ogni notte quei due anziani posizionavano quella piccola brandina e quel braciere proprio vicino quel piccolo felino, per tenerlo ben caldo. In quanto a loro, mi ripetevano spesso, non ne avevano bisogno, hanno affronto di tutto nella loro vita, per scaldarsi bastava una coperta e stringersi forte da oltre 70 anni senza mai staccarsi.
Ed è così che appena bevuto quel caffè, ho immaginato questa città e questi luoghi diversi da come sembrano, sempre più convinto che vadano vissuti perché anche qui dove tutto sembra perso, in realtà anche il più indifeso viene accolto e curato come un figlio, qui si è sempre pronti nel donare quel poco che si ha.
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Storie verosimili della città di Napoli n. 62: Masto Luigi e donna Rosetta
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Foto di Velia Cammarano
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