Ho appena salutato Luigi Sorrentino e sua moglie Lucia, lui che ha oltre 80 anni, un tempo affilava coltelli al civico 30 di Via Francesco Correra. Una storia interessante la sua; lo conobbi alcuni anni fa proprio camminando per quella che tutti conosciamo come Via Francesco Correra, ma che per molti è in realtà il Cavone.
Il Cavone è una delle tante zone di Napoli che vanno percorse almeno una volta nella vita, con i suoi 500 metri di lunghezza e ben 40 metri di dislivello, è un turbinio di scale, salite, discese, fondaci, e cave. Poco conta se Francesco Saverio Correra fu un grande principe del foro, uno dei migliori giuristi del XIX secolo; per tutti è e sarà sempre il Cavone. Questa magnifica strada parte da via Pessina a pochi metri da piazza Dante e arriva fino a Via Salvator Rosa.
L’origine di quel nome mi fu spiegata da Luigi stesso. In quel punto, per millenni, le acque provenienti dalla collina dell’Arenella avevano scavato un canalone di scolo verso valle. Lungo quel canalone, per anni fu estratto il tufo, creando immense cave, da cui il nome “il Cavone”.
Oggi, in molte di quelle cave, sono immensi parcheggi che percorrono in lungo e largo quel tratto di strada, abitazioni e negozi. Una città nella città, altro che Napoli Sotterranea. Alcune di queste cave sono diventate abitazioni, proprio come quella di Luigi, esattamente tra il Fondaco San Potito e il Fondaco Ragno.
Lui abita ancora lì con la sua famiglia, e sua anziana moglie Lucia, se pur esce di casa con difficoltà, è sempre lì a sistemare quella piccola abitazione come una reggia, preparando ad ogni ora un ottimo caffè a chiunque si fermi a fotografare quella strada o quel basso. Proprio in una delle stanze in cui abita Luigi, passa una parte di un antico acquedotto romano che conduceva l’acqua da Serino a Napoli; si dice che arrivasse fino a Capo Miseno.
Fu proprio poco più avanti, nel Fondaco di Santa Monica, stracolmo di residenti ancora oggi, che Luigi incontrò la sua Lucia. Lui vendeva fichi e albicocche, lei giovanissima con capelli tanto biondi da fargli perdere la testa, vivono da sempre lì, un tempo con i loro 6 figli, oggi ogni tanto vedo il signor Luigi rincorrere uno dei suoi 4 nipotini che come diavoli corrono tra quei vicoli, scale, fondaci, fermandosi persi alla vista dei tanti panorami inaspettati e unici, che solo un luogo unico come Il Cavone può dare.
Il Cavone è la storia di una città, nella città, di vite, che qui non si perdono, ma si trasformano e si tramandano per generazioni.
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Storie verosimili della città di Napoli n. 76: Luigi Sorrentino e il Cavone di Napoli
Foto di Salvatore Elefante
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