Ricordo il giorno in cui mi chiamarono per una strana vicenda che coinvolgeva due senza fissa dimora della città di Napoli.
Mi avevano raccontato di due fratelli molto legati tra loro, che da settimane avevano scelto di dormire in uno degli anfratti della Galleria Umberto I di Napoli, luogo prescelto per molti senza fissa dimora della città durate le freddi notti d’inverno.
A quei tempi nelle fredde sere d’inverno la città apriva le stazioni metro ai senza fissa dimora, un piccolo gesto che racchiude l’accoglienza e l’attenzione che una città come solo Napoli può mostrare verso chi per scelta o per necessità non ha più un luogo caldo dove riposare.
Fu proprio in uno degli ingressi della galleria Umberto I che incontrai i due fratelli intenti ad accamparsi per l’ennesima notte. Parlai a lungo con i due, scoprì che erano fratelli, Luigi e Salvatore Mondragone.
Il primo, Luigi, architetto laureato, come diceva spesso il fratello, ogni giorno ripeteva la storia di quella galleria, partiva dal groviglio di vicoli e vicoletti che fin dal 1800 si diramavano da Via Toledo e che da qui arrivavano fino al Maschio Angioino.
Mi raccontava con dovizia di particolari che durante l‘800 Napoli era coinvolta in frequenti casi di epidemia, dovuti principalmente alle numerose abitazioni così addossate tra di loro da generare fenomeni di malaffare e scarsa igiene. Proprio la zona che oggi ospita la maestosa galleria era considerata tra i posti più pericolosi della città di Napoli.
Ed è così che nel 1885 fu deciso il risanamento della città, tra i tanti lavori di ampliamento fu deciso di costruire una enorme galleria su progetto di due ingegneri Emmanuele Rocco e Antonio Curri e successivamente di Ernesto di Mauro.
Luigi raccontava con estrema precisione la tecnica utilizzata per realizzare ogni singola volta, ogni decoro. Poi sollevando lo sguardo verso la maestosa cupola, terminava il suo racconto sempre nello stesso modo, enfatizzando come in soli tre anni e precisamente il 19 novembre 1890, venne inaugurata la maestosa galleria Umberto I di Napoli, in omaggio al Re che aveva destinato ingenti risorse alla città.
I due fratelli erano davvero molto legati e se pur Salvatore non aveva studiato conosceva a memoria ogni storia raccontata dal fratello.
Luigi la mattina disegnava innumerevoli paesaggi e scorci della nostra città, il fratello Salvatore ne vendeva copie ai turisti per pochi spiccioli, opere spesso degne di ben altri mercati, ma sufficienti per consentire ai due fratelli di acquistare fiori da portare freschi ogni giovedì mattina ai loro genitori. Un rituale che si ripeteva da anni.
Non chiesi mai ai due fratelli quella scelta così insolita di vivere in un contesto così difficile, conoscevo già la risposta, indicai come giaciglio per la notte la vicina stazione Museo, non mi fu difficile in questo modo, convincere i due fratelli nell’abbandonare quella galleria, che se pur ricca di storia era meno accogliente e calda.
Non incontro da tempo i due fratelli, sembra che da quando le stazioni metro della città, restano chiuse le fredde notti d’inverno, abbiano scelto di andare via da Napoli, qualcuno dice di aver visto Salvatore vendere opere di Luigi a Milano, altri dicono che Luigi non abbia superato uno dei tanti inverni.
Ciò che resta dei fratelli Mondragone è una magnifica storia da raccontare e forse qualche opera d’arte di Luigi presto in un museo.
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Storie verosimili della città di Napoli n. 60: La storia dei fratelli Mondragone e della Galleria Umberto I di Napoli.
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Foto di Velia Cammarano
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