Mi fermo spesso in uno dei tanti affacci naturali che offre la città di Napoli. Tra i meno conosciuti ma più emozionanti, vi è quello che dal Corso Vittorio Emanuele affaccia su via Portacarrese a Montecalvario, una delle vie che formano quell’immenso spettacolo dei Quartieri Spagnoli. Quella stessa via dove, nel ‘700, è nata Santa Maria Francesca, compatrona della città di Napoli dal 1901, considerata la santa delle partorienti e delle mamme.
Una vista unica quella che si osserva da questo affaccio, posizionato come per magia esattamente di fronte all’università Suor Orsola Benincasa. Qui sono nati moltissimi amori che hanno riempito pagine, lettere e storie di questa città.
Proprio qui incontrai Arturo De Cosimo, ginecologo in pensione ormai da un bel po’ di anni. Ha prestato servizio al vecchio Policlinico. Nella sua lunga carriera, ha visto nascere centinaia di piccoli partenopei. Ma da giovane ginecologo, racconta la nascita più incredibile, avvenuta proprio lì a pochi passi da quel meraviglioso affaccio.
Erano i primi anni ‘50 quando passeggiava per caso in quel preciso punto notò un nutrito gruppo di persone intento nel rianimare una giovane ragazza che aveva da poco perso i sensi. Intuì subito il pericolo che correva quella giovane donna, gravida da alcuni mesi, aveva una forte emorragia, mettendo a rischio la vita del futuro nascituro.
È preciso nel racconto Arturo. Ricorda che ai quei tempi non esistevano mezzi di comunicazione. Trovare un telefono per chiamare un’ambulanza era davvero difficile. Fu così che decise di intervenire, senza mezzi e senza timore. Dopo aver rassicurato quella povera ragazza impaurita, decise che era giunto il momento di far venire al mondo quella piccola creatura.
Ricorda perfettamente le voci e i movimenti che si susseguivano, come le grida di Maria, la giovane partoriente, le preghiere della signora Pina che abitava in uno dei vicini bassi. La prima nel soccorrerla, aveva già portato ad Arturo una pentola con acqua calda. In breve tempo, si diffuse la notizia. Ed è così che da ogni basso, ogni abitazione, ogni bottega, ognuno portava qualcosa di utile. Come donna Lisetta la sarta, portò dei teli, il signor Armando, fabbro storico del quartiere, portò dell’alcol e alcuni guanti, mentre le sorelle Marini della vicina pasticceria passavano con maestria ogni oggetto richiesto da Arturo.
Attimi di paura, ma come per magia, tutta quella folla di anime che si erano accalcate intorno alla povera Maria, rimasero in silenzio per tutto il tempo. Ognuno, a modo suo, pregava silenziosamente, sperando nel buon esito.
Passano minuti interminabili. Si ascoltavano solo le forti grida di Maria e le parole rassicuranti del buon Arturo che con tutte le sue forze cercava di afferrare quella piccola anima che da lì a poco sarebbe venuta al mondo.
Furono proprio donna Lisetta, la signora Pina e Assunta, che affacciandosi verso via Portacarrese a Montecalvario chiesero l’aiuto di Santa Maria Francesca, affinché ancora una volta compisse il suo miracolo.
Arturo ricorda bene quanto Maria soffrisse, ma come spesso accade in questa città, i miracoli avvengono. Ed è così che da lì a poco, in quel silenzio unico che ognuno teneva dentro di sé, si sentì forte il pianto di quella piccola anima appena venuta al mondo.
Solo allora, in quel momento, il buon Arturo alzò quel piccolo fagotto al cielo gridando forte: “È femmina!”
Di anni ne sono passati. Maria vive ancora in uno dei tanti bassi del Corso Vittorio Emanuele. La piccola non poteva avere altro nome che Maria Francesca, nome che le fu affibbiato dai tanti che in quei minuti erano lì a pregare per lei.
Ancora oggi incontro spesso Maria Francesca. Ogni venerdì accompagna la sua anziana madre nella vicina chiesa di Santa Lucia al Monte, al Corso Vittorio Emanuele, dove riposano le spoglie di Santa Maria Francesca, ancora oggi luogo di pellegrinaggio per tante coppie.
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Storie verosimili della città di Napoli n. 71: La magia degli affacci di Napoli e il miracolo di Santa Maria Francesca, protettrice delle partorienti
Foto di Marco Maraviglia
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