Fino a qualche anno fa, era possibile incontrare qui, in una delle tante zone dei Ventaglieri, il signor Armando Testa, un anziano e simpatico contadino di Napoli. Lo si vedeva spesso mentre scendeva con grosse ceste lungo via e salita Ventaglieri, una delle parti meno conosciute della città, ma che vale la pena visitare e raccontare.
La famiglia Testa è stata per anni al servizio di nobili famiglie, proprio qui, in una delle tante dimore che un tempo – e ancora oggi – sovrastano l’area, ora divenuta il Parco dei Ventaglieri.
Esattamente al civico 30 di Salita Ventaglieri, il signor Armando e sua moglie Assunta coltivavano un piccolo orto, un vecchio lascito di famiglia tramandato di generazione in generazione. In questo orto, i Testa producevano mele, arance e verdure di ogni tipo, che per anni hanno rappresentato la loro unica fonte di reddito. Buona parte della produzione finiva nei mercatini rionali “giù a Napoli,” come amava dire il signor Testa, mentre un’altra parte veniva distribuita ai numerosi anziani della zona.
Molte famiglie beneficiavano della generosità dei Testa: al civico 41, ad esempio, vivevano i coniugi De Rossi, anziani senza figli e con evidenti problemi motori, che venivano spesso invitati a pranzo dai Testa per trascorrere qualche ora in compagnia. Più giù, al civico 12, viveva la famiglia Principe, un tempo appartenente a una nobile famiglia, ormai in là con gli anni, ma circondata da numerosi nipoti affidati a loro dai figli impegnati al lavoro. All’ora di pranzo, i Testa preparavano pasti che i bambini attendevano con grande gioia.
I Testa erano una famiglia incredibilmente altruista: pur avendo poco, condividevano sempre molto. Nei lunghi pomeriggi trascorsi con loro, ho imparato moltissimo. Fu proprio il signor Armando a spiegarmi l’origine del nome della zona, “Ventaglieri,” che in realtà non ha nulla a che vedere con la produzione di ventagli, come molti credono. Il nome deriva infatti da un’antica famiglia, i Ventaglieri, che possedevano molte terre in questa zona.
Oggi quel groviglio di scale – con le sue oltre 10 rampe, salite e viottoli – è parte del quartiere Montesanto, che, come raccontava il signor Armando, prende il nome dall’antico complesso monastico di Santa Maria del Monte Santo, situato in una parte elevata della città. Da qui, l’intera area acquisì il nome che ancora oggi identifica il quartiere, Monte Santo.
La zona dei Ventaglieri, a mio parere, è una delle più suggestive e panoramiche di Napoli. Mi rammarica solo che don Armando non abbia fatto in tempo a vedere realizzato il suo desiderio: oggi il parco è infatti accessibile anche grazie a un ascensore e a scale mobili che collegano la parte bassa di Montesanto con quella alta, fino a Piazza Gesù e Maria e Piazza Mazzini.
La città cambia, i luoghi restano, e spesso le storie infinite di questi luoghi non svaniscono con le persone, ma si tramandano, offrendoci la possibilità di vivere una Napoli nobile, umile e altruista.
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Storie verosimili della città di Napoli n. 91: La Napoli nascosta, il cuore dei Ventaglieri tra tradizione e generosità