Merlino, Rosina e Arturo ‘ncopp’ô filo

Oggi è il compleanno di Merlino Mondragone, 92 anni ex ferroviere, ha viaggiato tutta una vita, sua moglie Rosa, ma per tutti e la signora Rosina con i suoi 89 anni è in cucina, prepara il piatto preferito di suo marito. I due non hanno avuto figli, non ho mai chiesto se per scelta o per caso.

Merlino ha sempre mille storie da raccontare, come quella della “sua prima lira” che l’aiutò per sposare la sua Rosina. Merlino si affaccia alla finestra della cucina, mentre Rosina controlla la cottura con attenzione, poi mentre mi indica le reti di protezione del cantiere, si volta e prende una foto proprio di piazza Mercato, è una foto dei primi del ‘900, in basso una firma: “Alla famiglia Mondragone, il Sovrano dell’Aria“.

E’ la storia di un funambolo, di quella piazza e di una lira, quella che mi racconta Merlino, esattamente quella che raccontava sua madre a lui, proprio quando gli regalò quella “lira”, così importante per lui per mettere su famiglia. 

Anna, la mamma di Merlino raccontava spesso di quel tipo elegante, magro ma energico, che appariva all’improvviso in quella piazza camminando su un cavo d’acciaio sospeso a decine di metri d’altezza, facendo acrobazie incredibili, ora fingendosi ubriaco, ora passeggiando con una bicicletta, una volta si dice abbia camminato bendato e con i piedi legati. Quando al termine aveva finito la sua esibizione, si lasciava cadere a peso morto sulla rete di protezione, posizionata proprio li, proprio dove oggi c’e’ quella dei lavori in corso.

Già il “Sovrano dell’Aria”, così veniva definito quello stravagante funambolo, ma che qui a Napoli, ovviamente, prenderà un nome ben diverso e diventerà eterno, si perché Arturo è un giovane funambolo, improvvisa le sue esibizioni in tutto il mondo, tenendo con il naso all’insù migliaia di persone, riconosciuto universalmente come “Il Figlio del Cielo” o “Il Sovrano dell’Aria”, quando si esibiva a Napoli quel personaggio stravagante che passeggiava su un cavo d’acciaio a decine di metri d’altezza fu battezzato qui e solo qui da noi: Arturo ‘ncopp’ô filo.

Poi Merlino si ferma per un attimo con il suo racconto, guarda con occhi lucidi e ancora innamorati la sua Rosina mentre apparecchia con posate e tovaglia delle grandi occasioni, poi prende la foto dei genitori, la guarda con ammirazione e con un sorriso, mi ricorda il vero nome di quel funambolo.

E’ Arthur Strohschneider, giovane triestino nato nel 1885, funambolo in una famiglia di funamboli. Ed è per questo motivo che per noi napoletani quel nome impronunciabile diventa “Arturo ‘ncopp’ô filo” (Arturo sul filo), ma non è da meno la nostra traduzione altrettanto originale del suo impronunciabile cognome che da “Strohschneider” diventa “Struscenàje ‘nterra” cioè “trascinato per terra“.

“Arturo” morì nel 1952 a 67 anni, di animo buono, come mia madre, dice, devolverà i proventi ad orfanotrofi, cliniche, ospedali, una volta, mi racconta, al termine di una sua esibizione, quell’elegante “Arturo” si avvicinò alla finestra dove sua mamma e sua padre erano soliti osservare quelle acrobazie e senza farsi notare lascia cadere nelle mani del suo giovane padre quella foto firmata di Piazza Mercato e un biglietto di “lire una“, quella stessa lira che anni dopo servì per sposare la sua Rosina. 

Penso che le storie passano e si dimenticano, ma non qui, non in questa città, penso a quel funambolo scomparso nel nulla, appena dopo l’inizio della prima guerra mondiale, quando furono vietati ogni tipo di esibizione, solo nella città di Napoli diventerà però eterno, ancora oggi per noi partenopei una persona che vive al limite del possibile, al limite del giusto si dice: “Sta facendo Arturo ‘ncopp’ô filo“, così come spero diventi per molti di noi eterno il modo di guardare la vita di Merlino e della sua Rosina.

Storie verosimili della città di #Napoli n. 17

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